sabato 9 novembre 2013

Chi é Matteo Renzi?



Matteo Renzi è il secondo candidato al congresso del PD che si svolgera l'8 dicembre 2013. Cerchiamo di capire chi è anche quest'altro personaggio politico. Dopo “l'uomo di sinistra”, Pippo Civati, analizziamo chi è “Il Rottamatore” della sinistra.
Matteo Renzi è nato a Firenze l'11 Giugno 1975, nel 1999 si laurea in Giurisprudenza presso l'università degli studi di Firenze con una tesi in Storia del Diritto dal titolo Amministrazione e cultura politica: Giorgio la Pira, Sindaco del Comune di Firenze 1951-1956. Matteo ha anche una formazione da scout del quale va molto fiero.
Comincia la sua attività politica durante gli anni del liceo. Nel 1996 contribuisce alla nascita in Toscana dei Comitati Prodi e si iscrive al Pertito Popolare Italiano, di cui diventa, nel 1999, segretario provinciale. Tra il 2004 il 2009 diventa presidente della Provincia di Firenze. Si presenta alle elezioni come candidato di centro-sinistra e vince con un consenso del 58.8%. Durante il suo mandato, Matteo Renzi, sostiene di aver diminuito le tasse provinciali, diminuito il numero del personale e dimezzato i dirigenti dell' ente fiorentino. Tuttavia nel 2012 la Corte dei Conti ha aperto un'indagine sulle spese di rappresentanza effettuate dalla Provincia durante il mandato di Renzi, che ammontano, come rivelato nel settembre 2012 dal Fatto Quotidiano, a 600.000 euro. Una visita negli Stati Uniti nei giorni in cui Obama fu eletto presidente, per dire, sarebbe costata 70mila euro.
 l 29 settembre 2008 si partecipa alle elezioni del PD per la candidatura a sindaco di Firenze, vincendo a sorpresa con il 40,52% dei voti, il 15 febbraio 2009. Alle successive elezioni amministrative del 9 Giugno 2009, vince con un 59.96% dei voti al ballottaggio. Matteo Renzi diventa sindaco di Firenze e comincia la sua carriera da “Rottamatore”.
Appena insediatosi a Palazzo Vecchio il giovane Renzi comincia subito a far parlare di se, organizza le prime riunioni dei rottamatori del PD, quelli che vogliono scalzare la vecchia politica e sostituirla con idee e volti nuovi, quelli che vogliono una politica trasparente e che sia più vicina ai cittadini. Come detto nell'articolo precedente, i primi passi di Renzi in questo percorso furono affincati da quelli di Pippo Civati, nella edizione di “Prossima Fermata: Italia”, svoltasi tra il 5 e il 7 novembre 2010 presso la stazione Leopolda a Firenze.
Le vite dei due giovani Rottamatori si allontanano; Renzi mantiene la sua strada di scontro in campo aperto verso il PD. Organizza, sempre alla stazione Leopolda l'evento, Big Bang. Una tre giorni di dibattiti con i cittadini che vuole dar voce a tutte le proposte nuove per la città di Firenze. Senza dubbio un grande successo per il giovane sindaco di Firenze, in tre anni l'evento “Leopolda” è diventato un appuntamento politico molto importante. L'ultima Leopolda è stata molto sentita a livello nazionale. Di paticolare rilevanza l'idea di cento tavoli, dove si sarebbe discusso di vari argomenti politici con la gente comune, idee riferite ai vertici; un esempio di politica diretta con i cittadini molto interessante e concreta. L'Huffington Post Italia ha però pubblicato un articolo particolare. In questo articolo parla un partecipante alla Leopolda 2013, preferendo restare anonimo denuncia il fatto che i cento tavoli delle discussioni/confronto con i cittadini è stata una facciata. I tavoli servivano solo per fare un finto confronto di non più di un'ora, un'ora e mezza, (tempo del tutto insufficente per trovare idee concrete) per poi lasciare che le decisioni venissero prese dai soliti noti al vertice in solitaria.
Tutti questi anni di lavoro hanno fatto si che Matteo Renzi diventasse il politico più amato dagli italiani nel 2010, risultato di vari sondaggi (dicono). Senza dubbio Renzi ha il carisma che è sempre mancato a un politico di sinistra: riesce a parlare alla gente in modo semplice e quando fa una promessa elettorale di solito la mantiene, come l'abbassamento di un punto Irpef nel comune di Firenze e l'espansione zero della metratura della città, cose che molti politici promettono senza mantenere. Nella città di Firenze tutti lo amano (dicono). Tuttavia alcuni fiorentini Doc come, Piero Pelù, si sono chiaramente espressi in maniera poco lusinghiera nei confronti del sindaco rottamatore, accusandolo di essere troppo occupato a curare la sua immagie e a cercare la scalata alla poltrona di segretario del PD, invece di occuparsi della città che poi cosi perfetta come dice Renzi poi non è.
Alle accuse che gli vengono lanciate Matteo risponde con i fatti: Firenze da quando è primo cittadino ha abbassato i costi del lavoro, è sempre tra le migliori città d'Italia come offerta turistica, eil centro della città si vive molto meglio grazie alla campagna contro l'ingresso delle auto nel centro storico. Tspesso guardando in televisione un intervista a cittadino di Firenze, non si sentono altro che lodi verso il proprio sindaco.
Matteo ha già partecipato alle scorse primarie di partito svoltesi nel 2012. Allora perse contro Bersani; prima della sconfitta aveva dichiarato che non sarebbe poi andato a coprire un'altra sedia in parlamento, ma che sarebbe tornato a fare il sindaco di Firenze, Nobile gesto guardando cos'hanno fatto colleghi come Bruno Tabacci e altri. Effettivamene la parola data è stata mantenuta ma come detto precedentemente c'è chi accusa Matteo di non aver mai smesso di fare campagna elettorare e di occuparsi poco della sua città
Tra poco più di un mese avrà inizio il congresso del PD e Matteo ha buone probabiltià di vittoria confronto agli altri candidati. I suoi sostenitori sono tantissimi, sia tra i cittadini comuni, sia tra quelli famosi. Matteo Renzi è sempre più popolare perchè guarda il mondo a 360 gradi, come dice sempre: bisogna andare a prendere i voti del centrodestra. Molte figure di destra, o liberali come li si vuole chiamare, si sono espresse a favore di Renzi premier, vedi Briatore. Fa discutere anche il modo che ha di promuovere la sua immagine. Copertina di “Chi” condivisa con Fonzie, apparizioni in tv in programmi poco politici: non sono mosse che ci si aspetta da un personaggio di sinistra, cosi come sono dicutibili le apparizioni in tv a dire che gli inceneritori non sono la causa dell'aumento del cancro nelle zone limitrofe a essi, e le disposizioni che negli ultimi tempi hanno regolarizzato le slot machine per bambini a Firenze, per poi fare marcia indietro davanti alle proteste dei cittadini che lo accusavano di impiantare il virus del gioco d'azzardo agli stessi. Matteo intanto sta sorridendo al “pubblico di Amici” e fa la figura del bravo politico sostendo di dover combattere contro le ditte di gioco d'azzardo che vengono sempre aiutate dallo stato.
Renzi sembra essere la risposta a tutte quelle volte che nei bar, e nelle strade, si è sentita la frase: alla sinistra serve uno come Berlusconi, altrimenti non vincerà mai. Probabilmente è vero, la sinistra Ha bisogno di un uomo con un grande carisma, ma siamo sicuri che questo carisma sia tutta farina del suo sacco? Al suo fianco ci sono molti personaggi che si potrebbero definire ambigui. Davide Setti: economista mondiale che ha apeto le porte a Renzi verso i grandi dell'economia, lavora con gli hedge found, uno strumento economico che lui stesso a minimizzato durante la puntata di in Mezz'ora con la giornalista Lucia Annunziata, dichiarando che questi strumenti non possono essere causa di crisi fininziarie (cosa non vera). La seconda ondata di crisi che ha fatto tremare l'Argentina è dovuta all'obbligo di rimborso degli hedge found non ripagati alla JP Morgan, prima della crisi finanziaria che ha sconvolto il paese Sud Americano. Le azioni finanziarie della JP Morgan hanno una pessima fama mondiale. Giorgio Gori: ex direttore di rete 5, altro personaggio vicino a
Renzi, suo responsabile d'immagine fino alle scorse primarie. Ha lavorato per anni per Belrusconi, soprattutto durante il primo lancio di Forza Italia. Si dice che negli ultimi tempi, dopo che Giorgo Gori ha lasciato Fininvest, non fosse più ben voluto a casa Berlusconi, ma la sua scesa in campo al fianco di Renzi lascia comunque dei dubbi sul suo passato, però lascia largo spazio all'imaggine quando si accomuna Renzi a Berlusconi.
Renzi, come tutti i politici che si candidano per un elezione, va a caccia di voti. Matteo dimostra il suo grande carisma dichiarando allargare il pubblico della sinistra. Lui vuole anche i votanti del centro-destra. Coraggioso e un po' arrogante. Berlusconi chiedeva agli elettori di centro-destra e destra di votare uniti, solo per il suo partito, per raggiungere il famigerato 51% di preferenze e , a suo dire, poter governare senza le mani legate. Renzi cerca il 75% delle preferenze, il suo carisma fa un baffo a quello del Cavaliere. È un bene o un male? Se vincesse le primarie, poi le prossime elezioni politiche, starà a lui dimostrarcelo.
I giorni scorrono e l'8 Dicembre si avvicina. Matteo Renzi è lanciato a tutta velocità verso il Congresso del PD. Quando parla nei comizi ha l'abilità d'incantare la platea, gli applausi sono fragorosi e molta gente crede in lu, ma i contenuti dei suoi discorsi scarseggiano di spessore politico e sono pieni di merletti. Per adesso stiamo a vedere, se, questa volta, alle primarie uscirà lui vincitore il PD avrà sicuramente la possibilità di provare strade nuove, e per vedere se farà bene o no all'Italia sarà solo una questione di tempo. Troppe cose belle e troppe cose brutte si dicono su Renzi, io mi limito a: Chi voterà, vedrà.

domenica 20 ottobre 2013

Chi è Pippo Civati?


Giuseppe Civati, conosciuto ai più come Pippo Civati, è il primo canditato al congresso del PD che si svolgerà l’8 dicembre 2013. Cerchiamo di capire chi è questo personaggio politico che si dichiara “uomo di sinistra”.
Civati è nato a Monza il 4 agosto 1975, si è diplomato al liceo classicco Zucchi, ha proseguito gli studi all’università con l’indirizzo in Filosofia, laureato nel 1998 e ha conseguito il dottorato di ricerca in filosofia presso l’università di Milano. Ha collaborato con la cattedra di Storia della filosofia dell’Università di Milano, con l’Istituto di Studi sul Rinascimento e con l’università di Barcellona. Nel campo universitario si è occupato prevalentemente di filosofia del Rinasciamento e della comprensione filosofica della globalizzazione e dell’identità dell’ Occidente
Civati ha iniziato a fare politica nei Giovani progressisti e ha partecipato ai comitati per Romano Prodi nel 1995. Nel 1997 è stato eletto nel consiglio comunale della sua città, Monza, l’anno successivo è diventato segretario cittadino dei Democratici di Sinistra. Dal 2002 al 2004 è stato membro della segreteria provinciale dei DS di Milano e dal 2005 al 2006 membro della segreteria regionale dei DS della Lombardia.
La storia di Giuseppe “Pippo” Civati e il PD si intrecciano nel 2007. Dopo le dimissione del segretario Walter Veltroni, Pippo Civati è risultato a sorpresa il secondo più votato in una votazione on-line del settimanale “L’espresso” per la scelta del nuovo leader del partito, seppur questo non gli abbia poi portato tanta fama tra la popolazione italiana.
Pippo Civati ha sempre sostenuto che per fare buona politica ci deve essere un contatto diretto con i cittadini, i primi passi li ha fatti con l’uso di internet e un blog un blog di tematiche politiche diventato poi molto popolare e di principale importanza per la sua campagna per il prossimo congresso del PD. Tra il 5 e il 7 novembre del 2010 ha incrociato la sua strada addirittura con il famoso sindaco di Firenze, Matteo Renzi; insieme hanno promosso il congresso/raduno “Prossima fermata: Italia”, svoltosi presso la stazione Leopolda, a Firenze e definita dalla stampa come “un raduno di rottamatori”.
Le strade di Pippo Civati e Matteo Renzi si sono però presto divise, forse per una questione di leadership personale indivisibile con l’altro, oppure per principi morali diversi, questo non lo sappiamo. Fatto sta che Civati ha continuato con iniziative che coinvolgessero direttamente i cittadini: ad esempio tra il 22 e 23 ottobre 2011, insieme a Debora Serracchiani ha organizzato a Bologna l’iniziativa “Il nostro tempo”, che ha riscosso molto successo nella gioventù di sinistra.
Nonostante i chiari successi tra la giovane popolazione di sinistra ottenuti da Civati, il PD non l’ha mai considerato veramente: nessuna grande figura di partito ha mai mostrato interesse nelle parole e nelle azioni del giovane politico brianzolo, forse Prodi, ma sappiamo che anche il sig. Prodi non gode di grande simpatia nel partito da lui stesso fondato.
Pippo Civati però non si è mai arreso. Con il passare del tempo e con il suo modo di fare chiaro e diretto ha colto nel segno. Nel dicembre 2012 si è candidato alle primarie per la scelta dei candidati parlamentari del PD in vista delle elezione del 2013, risultando il più votato nella provincia di Monza e Brianza ed è pertanto stato candidato alla Camera dei Deputati nella circoscrizione Lombardia I. Alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013 Civati è stato eletto deputato.
Pippo Civati con Stefano RodotàAnche in questa esperienza Civati si mette subito in risalto per dire chiaramente ciò che pensa e per cercare di coinvolgere il più possibile i cittadini. Fin dai primi giorni dopo l’incarico a Bersani, ha sempre sostenuto un dialogo con il Movimento 5 Stelle e un totale disprezzo verso un governo con il PDL, come anche il suo partito diceva di voler fare. Sappiamo tutti come sono andate le cose: dopo due votazioni per il nuovo presidente della Repubblica dove il PD ha perso tutta la sua credibilità, Bersani e le alte cariche di partito hanno dato le dimissioni, il M5S ha esasperato oltre ai politici anche alcuni dei suoi elettori con continue prese di posizione, quasi tutte le cariche politiche italiane e addirittura alcune estere dicevano che far tornare gli italiani alle urne sarebbe stato un brutto colpo per l’economia italiana, il PDL si era messo a guardare cosa succedeva e alla fine Napolitano è stato rieletto alla presidenza della Repubblica italiana, primo caso nella storia della nostra repubblica. Lui stesso ha di fatto creato un governo delle larghe intese, PD più PDL e Scelta Civica (Monti) con premier Enrico Letta e vicepremier Angelino Alfano; Sel, M5S e gli altri partiti sono andati all’opposizione, insomma tutto il contrario di ciò che si aspettava da queste elezioni politiche.
Pippo Civati con Stefano Rodotà
Pippo Civati però, al contrario di molti suoi colleghi politici, ha mantenuto la rotta, ha votato contro il governo delle larghe intese, sostenendo lo slogan “Mai con Berlusconi”, come facevano anche i suoi colleghi all’inzio di questa avventura. Insieme a Fabrizio Barca, Laura Puppato, Stefano Rodotà e pochi altri esponenti della sinistra, in linea con le sue idee ha cominciato un percorso per coinvolgere i cittadini e per cambiare volto al PD. La Puppato ad esempio ha aperto un sito , Rodotà organizza continui eventi nelle piazze cittadine e Pippi Civati prova la sua scalata alla segreteria del partito.
Nessun grande nome affianca il suo, nessun Franceschini lo appoggia, nessun D’Alema e nessun Bersani; quelli che sostengono Pippo sono i cittadini come Elly Schlein, giovane esponente dei ragazzi di OccupyPD e grande appassionata di politica che ha studiato a fondo la camapagna di Obama avendo lavorato come volontaria nel suo staff per le presidenziali degli USA, e politici come Delrio, il sindaco di Reggio Emilia responsabile della chiusura dell’inceneritore, cosa che a Parma con un sindaco a 5 stelle deve ancora succedere. Ci sono tante realtà intorno a Civati, e a differenza dei suoi avversari del prossimo congresso del PD, si tratta di realtà con la R maiuscola, nessun Franceschini e nessun Briatore mangiano alla sua tavola. Questo potrebbe essere un bene?
Gianni Cuperlo
Civati non ha mai preso come posizione quella del Messia della politica, nessuna verità in mano per lui, ma tanta voglia di mettersi a confronto per trovare la strada migliore, non importa che tua sia di destra o di sinistra, per Civati basta che dici e fai la cosa giusta per l’Italia e i suoi cittadini. Anche Fioroni è stato un suo alleato nelle argomentazione contro i famosi F35, questo non vuol dire che ora Civati approvi il passato di Fioroni, del quale Pippo si è sempre tenuto a debita distanza, ma vuol dire che quando fai o dici una cosa giusta non importa che tua sia di destra o di sinistra, secondo Civati meriti comunque un dialogo e non una presa di posizione contraria solo per ideali inesistenti. Questa è una larga intesa.
Gianni Cuperlo
Il 5-6-7 luglio 2013 si è svolto a Reggio Emilia il camping politico “W la libertà”, organizzato da Civati e i suoi sostenitori volontari; si è parlato tanto di politica, della gente comune e Civati ha lanciato in via ufficiale la sua candidatura al congresso. Da quel momento (come anche in passato), ogni uscita di Civati è riportata a malapena dai giornalisti e le volte che ne parlano difficilmente è per sostenere il povero Civati. Anche se nel mondo di internet Civati non è secondo a nessuno, i giornalisti italiani cercano comunque di minare la sua figura: prima di tutto non lo considerano il vero sfidante di Renzi, questo ruolo è stato dato a Cuperlo, pupillo di Bersani e quindi avantaggiato nei confronti di Civati, che dichiara: “io non ho nessuno dietro, ma ne vedo molti davanti”, ironizzando sul fatto che nessun grande uomo di partito lo appoggi ma che molti cittadini lo sostengono ugualmente.
Civati è un uomo semplice e con la sua semplicità riesce a parlare di politica con tutti, non usa paroloni o schemi che un normale cittadino non capirà mai, la sua semplicità porta a coinvolgere molte persone comuni nella politica e di conseguenza a trovare mille idee nuove per fare politica, il suo modo di mettersi in discussione è stato attaccato dai giornalisti come una mancanza di leadership da parte di Civati. Anche questo indebolisce le possibilità di Civati di convincere la popolazione italiana che sia l’uomo giusto, perchè come sappiamo noi italiani abbiamo bisogno di un leader carismatico, poi la sostanza non conta si sa, basta saper bucare lo schermo come sa fare benissimo il sindaco Matteo Renzi.
Civati però non si abbatte nemmeno questa volta e nelle sue nuove uscite lo si può vedere con una barba un po’ incolta, forse gli hanno detto che fa più leader, quando parla non solo si mette a disposizione al dialogo come ha sempre fatto, ma comincia a scandire parole come “Io” o frasi come “Quando sarò segretario del PD”.
Civati sta lavorando alla sua immagine da leader e guadagna sempre più terreno nei confronti dei contendenti alla segreteria del PD; quando ci saranno le primarie Civati a differenza degli altri candidati sa che potrà contare su una grossa fetta dei veri elettori di sinistra e non deve cercare tra agli indecisi di destra. Civati è di sinistra, e se lo si prova a conoscere meglio non si può non affermare che con un leader cosi il PD sarebbe di nuovo un partito. Un partito che rappresenta i suoi cittadini e che tornerebbe a essere quel partito di sinistra, aperto a tutti i suoi elettori come tutti sogniamo da anni.
Il congresso è alle porte, Civati corre insieme agli altri, ma nessuno gli offre una spinta; lui nemmeno la vuole, sa che può farcela da solo o per meglio dire sa che può farcela con la sua semplicità. A differenza dei suoi colleghi politici Civati non ha nessun etichetta con un prezzo, non cerca di emulare personaggi storici con frasi ad effetto ma totalmente vuote di sostanza, Civati fa il Civati e questa sua semplicità e coerenza lo stanno portando, forse, a prendere per mano un partito vicino all’estrema unzione e che forse, con una vera guida di sinistra, potrà riprendere credibiltà e risollevare il paese.
Per arrivare al cogresso del PD manca ancora del tempo, Pippo Civati fa la sua campagna in sordina ma con un’eco che si sta cominciando a sentire in tutta Italia. Forse un nuovo leader di sinistra sta nascendo, semplice, normale, disponibile con tutti e giusto, sì Civati per me è un giusto. Non si vende e dice le cose come stanno, è da tempo che non si vedeva tanta sinistra in una sola persona e spero proprio che Civati conquisti il PD e che possa finalemte riportare la politica ai cittadini, senza slogan o uomini sponsor, ma semplicemente parlando e facendo quello che si aspetta da un leader di sinistra. Vai Pippo!




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venerdì 20 settembre 2013

Le informazioni USA sull’attacco chimico in Siria? Tutto fumo negli occhi!

Dopo il 21 agosto 2013 la situazione in Siria sta diventando molto seria. Gli attacchi con armi chimiche, nelle periferie civili di Damasco, appaiono la chiara prova che Assad e i suoi uomini hanno sorpassato la famosa “linea rossa” segnata dagli USA e dal suo presidente democratico: Barack Obama.
Per il governo degli USA le prove di questo attacco chimico nei confronti di civili inermi, soprattutto bambini sono inconfutabili (da quanto si vede dalle immagini trasmesse da tutti i notiziari del mondo, soprattutto nell’ultimo mandato in onda dalla CNN, peccato sia molto discutibile e con molte falle, ad esempio i soccorritori non hanno nessun genere di protezione contro il gas Sarin. Ricordiamo che nel 1995, quando ci fu lo spargimento di gas Sarin nella metropolitana di Tokyo i soccorittori erano totalemte protetti da tute, caschi e guanti, altrimementi si sarebbero intossicati a loro volta). Insomma, secondo Barack Obama e il governo degli Stati Uniti d’America, (sia repubblicani, sia democratici hanno dato il loro consenso) è il momento di far scendere in terra siriana le proprie forze per sconfiggere definitivamente un tiranno che opprime e uccide il proprio popolo.
Le prove “schiaccianti” che inchiodano Assad sarebbero state fornite dalla NSA israeliana, il nome di questa agenzia è IDF e si occupa di intercettazione e spionaggio, esattamente come la NSA.Grazie a Edward Snowden siamo tutti al corrente di come agisce tale agenzia.
Come da protocollo, tali azioni da parte di un governo accusato di usare armi chimiche devono essere verificate da esponenti della NATO; questo serve come parere arbitrario per decidere se un eventuale attacco da parte di forza esterne sia giustificato, oppure no. Nel caso si trovassero le prove di colpevolezza da parte del governo di Assad, qualunque attacco sarebbe giustificato e non considerato come invasione.
Come ha reagito il governo siriano a tali accuse? Il presidente Assad ha negato l’uso di armi chimiche da parte del suo esercito e accusato i ribelli. Anche se con qualche giorno di ritardo, Assad ha permesso agli esponenti della NATO di andare in territorio siriano a fare verifiche in proposito. Per il governo degli Stati Uniti d’America sarebbe inutile un sopraluogo da parte della NATO, questo perchè gli USA sostengono che le prove in loro possesso contro Assad e il suo esercito sono schiaccianti, e che ormai il governo siriano avrebbe già fatto ripulire la zona interessata da tracce di armi chimiche. L’invito della NATO sarebbe una truffa, accusano gli USA e aggiungono che l’attacco alla Siria è imminente.
Il presidente Barack Obama ha già pronte le forze militari per un attacco alla Siria, gli alleati degli USA hanno tutti dato il proprio appoggio per questa azione militare, solo l’Italia, con il ministro deli Esteri Emma Bonino, ha negato il proprio intervento, giustificando tale scelta come troppo affrettata e ad alto rischio. Il ministro degli Esteri italiano ha parlato addirittura di un possibile rischio per una Terza Guerra Mondiale.
Mentre gli USA e i suoi alleati occidentali spingono per un attacco in Siria, giustificato da prove “schiaccianti”, il ministro degli Esteri russo, Sergej Viktorovic Lavorv, avrebbe presentato al Palazzo di Vetro dell’ONU alcune foto provenienti dai satelliti russi puntati sul territorio siriano, dove sarebbero avvenuti gli attacchi chimici, di cui il governo di Assad è accusato. Da queste immagini si può vedere, con certezza, che il lancio di queste armi proibite è avvenuto all’esterno del territorio controllato dall’esercito siriano ufficiale e in particolare all’interno del territorio controllato dai ribelli Salfiti (ribelli mercenari), sostenuti da Arabia Saudita e USA. Il ministro russo ha anche aggiunto che non capisce come mai gli USA non abbiano tali foto, dal momento che dispongono della stessa potenza satellitare russa. Dopo questo colpo di scena le carte in tavola si sono rimescolate.
Gli alleati USA cominciano a tirarsi  indietro dopo l’appoggio iniziale, David Cameron, primo ministro britannico, ha dovuto fare i conti con i propri cittadini che chiedono di non intervenire in Siria e che tale attacco sarebbe solo un suicidio (la Gran Bretagna ha frenato, ma non tolto l’appoggio agli USA) , anche il presidente francese, Hollande, ha dovuto fare marcia indietro, o quasi, ma questo più a causa della scarsa influenza della Francia in situazioni internazionali. Anche il presidente americano è dovuto correre ai ripari, per non innervosire troppo i cittadini e il resto del mondo, ed ha deciso di prendere tempo, passando la patata bollente al Congresso americano, che, nei prossimi giorni, dovrà decidere se dare il proprio appoggio alla decisione del presidente Obama, oppure no. Per gli americani ci sono solo due possibilità: o tirarsi indietro da un eventuale attacco alla Siria, causa mancanza di prove di un eventuale uso di armi chimiche da parte di Assad, o convincere il mondo intero che le prove in suo possesso, della colpevolezza del regime siriano, siano assolutamente certe. Una guerra non può cominciare senza l’appoggio della popolazione civile.
Un tassello importante per una guerra è soprattutto l’esercito. Negli USA in questo momento si sta alzando un polverone, in internet girano foto di militari, con la faccia coperta, che dichiarano di essere contro l’intervento in Siria.
Gli USA devono convincere non solo i cittadini, ma anche il prorio esercito a entrare in questa guerra. Il mondo continua a chiedere a Obama le prove che dice di avere contro la Siria, ma sono ancora titubanti nel presentarle. Sfortunatamente per loro vengono fuori sempre più prove a favore di Assad. Recentemente un hacker è riuscito a entrare nella casella postale di Anthony McDonald, Direttore Generale del personale, operazioni e piani d’ufficio del Sottocapo di Stato Maggiore per l’Intelligence dell’esercito degli USA e ha pubblicato alcune mail scambiate con l’analista civile Us army, Eugene P. Frust, dove si fanno i complimenti per l’operazione ben riuscita in Siria. Ecco la mail:
Ci sono anche delle mail tra la moglie Jeniffer MacDonald e Mary Shapiro, dove si può leggere che la donna (Mary Shapiro) è molto preoccupata per le scene dei bambini siriani morti durante l’attacco chimico, ma la signora McDonald la rassicura dicendole che il marito le ha confidato che ai bambini non è successo nulla e che era una montatura per le telecamere, ecco la mail:

Per adesso il quadro generale ci mostra come gli USA, ma soprattutto Israele, vogliano una guerra imminente in Siria. Nella dichiarazioni di Obama possiamo anche notare come le minacce per un eventuale attacco interessino anche territori come Iran e Libano. La possibilità una grossa guerra in Medio Oriente è tangibile. La Siria, anche grazie alla Russia, ha presentato le prove per la sua non colpevolezza negli attacchi chimici del 21 agosto, l’intelligence tedesca (BND) ha inoltre dichiarato che negli ultimi 4 mesi di intercettazioni in territorio siriano ha constatato che: l’esercito siriano ha fatto numerose richieste per l’uso delle armi chimiche, ma Assad non ha mai dato risposta, impedendo all’esercito di usare tali armi. Gli USA stanno ancora cercando la controprova che giustifichi il suo attacco, ma dopo tanti anni di guerre inutili lanciate dali Stati Uniti d’America la popolazione mondiale è stanca; hackers, militari e civili mostrano la loro non conformità con le scelte dei politici. Per quanto ancora Obama manderà avanti questa inutile farsa? Vedremo cosa decidera il congresso statunitense in proposito di un attacco alla Siria, per il momento possiamo constatare che dal 21 agosto ad oggi, ciò che i giornali e telegiornali ufficiali ci fanno leggere e vedere sui fatti del Medio Oriente è tutto fumo negli occhi.

martedì 30 luglio 2013

La rivoluzione egiziana e i cambiamenti geopolitici in Medio Oriente.

L'Egitto ha dato inizio a un possibile stravolgimento geopolitico come pochi in passato. La rivolta che è avvenuta il 3 luglio in Egitto, nei confronti dell'ormai ex premier Mohamed Morsi, è la prima sconfitta della Fratellanza Mussulmana in Medio Oriente. I militari egiziani, appoggiati dall' Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti, hanno fatto cadere un tassello importante per il dominio del Qatar e dei suoi alleati in Medio Oriente. Morsi stava usando l'Egitto come terra diplomatica per risolvere i problemi di Israele con i palestinesi, stringendo un accordo con Hamas per dare una parte del territorio egiziano al popolo palestinese, aveva rotto gli storici accordi con il governo siriano di Assad e aveva offerto agli uomini di farsi martirizzare in Egitto prima di raggiungere i ribelli, stava cercando di islamicizzare il paese e stava cadendo nelle braccia del FMI a causa della pessima situazione economica. In tutto questo il popolo e i militari egiziani non hanno visto il materializzarsi delle promesse di quella famosa primavera araba che fu portatrice di nuove speranze. La popolazione non è rimasta a guardare, i militari hanno appoggiato la rivolta popolare e hanno chiesto al presidente Morsi di costituirsi dandogli tre giorni di tempo.
Mohamed Morsi, nel disperato tentativo di resistere, ha chiamato tutti i suoi alleati per trovare sostegno. Il Qatar ha risposto con l'abdicazione dell'emiro: Hamad bin Khalifa al-Thani ha abdicato in favore del figlio Tamim, che usa parole come: “rivalutazione”, “ritaratura” e “correzioni” per discutere della propria politica estera, gli USA, che come il loro presidente Obama fa ben vedere, sono in una posizione un po' confusa, non sa se definire l'azione militare un colpo di stato “alleato” o “nemico”. Gli americani aiutano l'Egitto con 1,3 miliardi all'anno, di cui circa 1,1 miliardi (quasi l'intero importo) va all'esercito egiziano; tuttavia gli USA non erano stati assolutamente informati di questa decisione di colpo di stato. Lo statuto americano obbliga gli Stati Uniti a chiudere gli aiuti finanziari dove siano avvenuti colpi di stato nemici, ma come possono classificare il colpo di stato militare egiziano nemico? Se lo definissero così perderebbero tutta l'influenza che hanno all' interno dell'Egitto stesso (già adesso ai minimi storici) e se decidessero di tagliarli comunque ci sarebbero gli Emirati Arabi o stati come la Siria, Iran e altri a sostenere l'Egitto, cosa non gradita a Washington. Inoltre Obama deve cercare di far mantenere l'accordo che Morsi ha preso con Hamas sulla cessione di territorio egiziano al popolo palestinese, per cercare di non creare scontri con lo stato amico, Israele.
E' molto difficile muoversi liberamente per il presidente statunitense: la popolazione egiziana ora non lo vede di buon occhio, durante le manifestazioni le sue foto e quelle di Anne Patterson, diplomatica USA con sede al Cairo, sono state mostrate con scritte che li accusavano di aver tradito il popolo egiziano.
In questo rebus geopolitico Morsi è stata la vittima sacrificale. Nessuno ha difeso seriamente il suo governo, solo la Turchia di Erdogan ha dichiarato il colpo di stato egiziano del tutto inaccettabile anche se si potrebbe trattare di una strategia di Erdogan per coccolare la Fratellanza Mussulmana.
Migliaia di sostenitori di Morsi sono scesi in piazza nei giorni successivi all'arresto del loro presidente; il primo giorno di manifestazioni ci sono stati degli scontri con l'esercito e si sono registrati 9 morti tra i manifestanti. Il secondo giorno sono stati registrati 55 morti tuttavia la cosa strana sono i filmati che mostrano dei cecchini, apparentemente dell'esercito egiziano, posizionati sui tetti mentre sparano gratuitamente sui manifestanti. Quale sarebbe lo scopo di queste azioni? Fermare la manifestazione o confermarsi al potere? In tutte e due i casi questa tattica non può creare benefici all'esercito. Il colpo di stato è riuscito perché lo stesso esercito aveva di fianco il popolo egiziano: voltare le spalle al popolo sarebbe come perdere il comando dopo neanche un giorno di rivolta. Quindi perchè l'esercito avrebbe fatto una cosa tanto orribile quanto stupida?
Se andiamo a vedere i rapporti dei militari leggiamo come essi sostengano di essere stati attaccati e che a loro volta abbiano risposto al fuoco. Allo stesso tempo anche la popolazione sostiene di essere stata attaccata e di non aver provocato nessuno. Dunque chi ha fatto fuoco per primo? Questo genere di scenario è stato registrato in Tunisia un paio di anni fa, in Jugoslavia e in Venezuela: in quasi tutti i colpi di stato degli ultimi 25 anni sono stati avvistati dei cecchini, appartenenti a forze non identificate, sparare gratuitamente sui manifestanti.
Nella maggior parte dei casi le prime notizie diffuse si sono rivelate accusatorie nei confronti di chi ha rovesciato il governo voluto dagli USA e dai loro alleati. Questi cecchini misteriosi a cosa servono? Forse servono per incanalare le forze della popolazione verso la strada voluta. Se la popolazione in Egitto si fosse rivoltata contro l'esercito prima della nomina del nuovo presidente Adly Monsur, ex Capo della Corte Suprema, qualcuno avrebbe potuto approfittarne per mandare il proprio esercito e cosi cercare di rimettere in linea le idee dello stato Egiziano con le proprie.
La Primavera Araba ha subito una sonora sconfitta. Qatar, USA, Israele e i fratelli musulmani devono rivedere la loro tattica espansionista in Medio Oriente: il controllo politico tramite uomini di fiducia di questi stati padrone non ha trovato la strada giusta per il controllo del gas naturale che sta avvenendo negli stati arabi. L'Egitto non ha tutte le risorse che può avere uno stato come la Siria, è vero; ma è molto importante come punto strategico per il controllo del commercio nel Mediterraneo e per il famoso canale artificiale di Suez.
L'asse Iran-Russia-Cina-Iraq-Siria si sta rafforanzdo e trova nuovi alleati alla lotta contro Iraele, che sta perdendo sempre più alleati in Medio Oriente e in Europa. Il Qatar e gli USA stanno cercando di mediare con il nuovo governo di transizione egiziano di Adly Monsur, adesso bisogna vedere quale posizione prenderà Obama e vedere come si riorganizzerà la Fratellanza Mussulmana. In Egitto la maggior parte dei suoi rappresentanti è sotto arresto: Assad e i suoi alleati hanno vinto la guerra in Siria, anche grazie a un forte sostegno russo e le forze navali Cinesi stanno raggiungendo i mari arabi dove già si trovano le forze navali russe e americane. In Medio Oriente, le varie rivoluzione e guerre recenti hanno tutte un vago odore di gas, sembrava che gli USA e i Fratelli Musulmani avessero creato una buona situazione di controllo della zona Medio Orientale che li metteva nella posizione di poter competere con la Russia e gli altri esportatori di gas mondiale ambendo al posto di leader economico mondiale ma grazie alla vittoria di Assad e alla rivolta del popolo e dei militari egiziani le carte in tavola stanno cambiando. L'ago della bilancia del controllo geopolitico sembra pendere verso il mondo occidentale. Come risolveranno la situazione le grandi potenze come gli USA, Israele e Qatar lo vedremo solo con il tempo, per adesso restiamo a guardare che frutti ci porterà questa vera rivoluzione.


sabato 13 luglio 2013

Come capire i profondi cambiamenti geopolitici mondiali.

(In questo Blog saranno inseriti anche articolo provenienti da altri siti. Questo non perchè si voglia copiare il lavoro altrui o per mancanza di idee, ma perchè quando un lavoro è ben fatto e è gia scritto in maniera assolutamente chiara non resta che renderlo visibile a un pubblico più ampio possibile, affinchè anche chi non conosce altri siti d'informazione alternativa possa avere le stesse possibilità di altri.)





Parliamo sempre dell’imminente scoppio della terza Guerra mondiale, derivante da focolai latenti in Medio Oriente ed Estremo Oriente. Ma nessuno spiega chi li crea, a vantaggio di cosa e soprattutto come appaiono? E’ necessaria una breve introduzione alla geopolitica per capire le cause dei cambiamenti nell’evoluzione umana che abbiamo menzionato nell’ultimo articolo. Nel 1904, Halford John Mackinder pubblicò per la Royal Geographical Society il concetto geostrategico chiamato teoria dell’Heartland, preso e adattato, dopo la seconda guerra mondiale, dagli Stati Uniti. Questa dottrina è ora la base della politica estera degli Stati Uniti e porta con sé i germi della continua aggressione militare in tutto il mondo. Secondo la teoria di Mackinder, la superficie della Terra è suddivisa come segue:
1. La culla della Civiltà (Isola-Mondo) considerata la principale struttura geografica che comprende tre continenti collegati tra loro: Europa, Africa e Asia. E’ l’area più grande, più popolosa, più ricca di risorse e assai accessibile via terra.
2. L’elemento chiave della culla della civiltà è il suo Perno (Heartland), delimitato ad ovest dal delta del Volga, sul Mar Caspio, e ad est dalla sorgente del fiume Yangtze, tra le montagne del Tibet. Da nord a sud, si estende dall’Oceano Artico all’Himalaya. Qui si concentra il 60% delle risorse del pianeta: i minerali, l’acqua, suolo fertile, foreste. Le dimensioni e la posizione centrale del Perno sono punti chiave che ne hanno fatto la Culla della civiltà. Notiamo anzitutto che questa articolazione si sovrappone all’ex-URSS (tranne la penisola della Kamchatka).
3. Il Perno della Culla della civiltà è circondato da una periferia semicircolare interna rappresentata da Europa, Nord Africa, penisola arabica, India, Indocina e Cina. Mackinder considera queste periferie semicircolari come una cintura di sicurezza al confine, focalizzando i conflitti militari, compresi quelli attualmente generati dagli Stati Uniti nel loro desiderio di accedere alle leve di comando del Perno.
4. La seconda struttura geografica secondo quanto identificato da Mackinder, è costituita dalle isole britanniche e dal Giappone. Il loro valore geopolitico era secondario.
5. La terza struttura geografica secondo Mackinder comprende ciò che chiama le isole della periferia remota: Nord America, Sud Africa e Australia. A causa del loro isolamento, la struttura non aveva valore geopolitico.
Nel 1945, gli USA furono l’unica nazione a uscire rafforzata dalla seconda guerra mondiale. Avendo   le forze armate più grandi e avanzate del momento, gli Stati Uniti ebbero come obiettivo, fin dal primo giorno della pace, di divenire l’unica superpotenza del mondo. Questo obiettivo poteva essere raggiunto solo con la conquista del Perno della Culla della civiltà, che apparteneva all’URSS. Fu l’inizio della “Guerra Fredda”, mascherata dalle diverse ideologie. Il primo passo fu la divisione dell’Europa in due parti: l’oriente dominato dall’Unione Sovietica e l’occidente occupato dagli Stati Uniti, formando un semicerchio occidentale della periferia interna di Mackinder. In seguito alla creazione dello Stato d’Israele e la decisione di super-armarlo, una piccola parte della ex-provincia araba della Palestina (che comprendeva Siria, Giordania, l’Iraq, Libano e Israele), diventerà il centro di una lunga serie di guerre arabo-israeliane. Alcuni Paesi come la Libia, l’Egitto, la Siria e l’Iraq, con il sostegno dell’Unione Sovietica, si trovano anch’essi nel semicerchio periferico interno. Per spezzare l’unità degli Stati arabi, gli Stati Uniti presero sotto la loro protezione le famiglie monarchiche della penisola arabica, dalle vaste risorse petrolifere (Arabia Saudita, Qatar, Bahrein, Emirati Arabi Uniti,
Oman e Kuwait).
Nel frattempo, gli Stati Uniti, attratti dalle sue vaste risorse petrolifere, trasformarono l’Iran (che si trova al centro del semicerchio periferico interno) nella loro principale base di operazioni per la conquista del Perno, seppure nel territorio sovietico. Fino alla rivoluzione islamica del 1979, le basi aeree iraniane ospitarono gli aerei-spia statunitensi U-2 e SR-71, e il territorio dell’Iran, come quello della Turchia, fungevano da basi per infiltrare agenti di CIA, MI6 e dell’Iran nelle minoranze musulmane dell’URSS a scopo di sabotaggio, creando nascondigli di armi e reclutando dei locali per azioni di guerriglia. Dopo il cambio di regime a Teheran, i membri del governo, i militari e i capi dei servizi segreti iraniani furono evacuati verso gli Stati Uniti e continuarono a lavorare per la CIA. Notiamo di passaggio che, dopo la caduta della cortina di ferro, Azerbaigian, Armenia, Kazakhstan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan, Tagikistan, situati lungo il confine meridionale del Perno, furono tra i primi ad uscire dall’ex-Unione Sovietica.
Molti sono confusi riguardo alla tragica situazione del popolo afghano, che prima affrontò l’invasione sovietica (1979-1989) e in seguito quella statunitense nel 2001 (assieme alla leggenda della CIA sulla fittizia rete di al-Qaida, la cattura di Usama bin Ladin…). Si vede facilmente che l’Afghanistan, al confine con l’Iran, è un avamposto situato nel semicerchio periferico interno dove è possibile accedere in modo relativamente facile alla zona della Culla della civiltà.
Assieme agli attacchi da occidente e dal centro, gli Stati Uniti avevano preparato un’offensiva nella parte orientale del semicerchio periferico interno, bypassando il territorio della Cina. Il risultato fu la guerra di Corea (1950-1953) che si concluse in un disastro per gli Stati Uniti, la separazione in due della nazione coreana e un focolaio di conflitti latenti per 6 decenni, finendo con una componente nucleare. Un decennio dopo, gli Stati Uniti ripresero l’offensiva nella parte orientale del semicerchio periferico interno, ma in un’altra direzione, in Vietnam e nella penisola indocinese, e con lo stesso risultato della Corea. La parte più interessante della teoria di Mackinder si riferisce al fatto che il controllo dell’Europa orientale permette di sorvegliare automaticamente il Perno e, attraverso di esso, la culla della civiltà.

Valentin Vasilescu, pilota ed ex-vicecomandante della base militare di Otopeni, laureato in Scienze Militari presso l’Accademia di Studi Militari di Bucarest, nel 1992.

Questo articolo proviene dal sito Aurora.
Link: http://aurorasito.wordpress.com/

venerdì 28 giugno 2013

Deja vu Twitteriano


I cinguettii di twitter spostano l'attenzione del mondo verso una nuova primavera. La chiamano Primavera Turca ma è veramente collegabile alla Primavera Araba che abbiamo visto scuotere i paesi del nord Africa negli anni 2010/11?
Prima di tutto bisogna ricordare i motivi che hanno scatenato le violente proteste nel mondo arabo. Il 17 Dicembre 2010, l'ambulante Mohamed Bouzizi si diede fuoco per protestare contro il sequestro della sua merce da parte della polizia. I giovani cominciarono a twittare la loro indignazione nei confronti dei vari governi. Successivamente cominciarono le manifestazioni e le rivolte civili che invasero le piazze di tutti i paesi nord africani. Le manifestazioni erano principalmente contro le decisioni economiche prese dal governo che avrebbero ulteriormente portato alla fame la popolazione e tolto la possibilità di un futuro sereno alle generazioni future. Le rivolte popolari portarono presto i loro frutti, in alcuni casi diventando guerre civili, per fortuna di breve durata, in altri stati invece, come la Siria, vere e proprie guerre, quest'ultima sfortunatamente non ancora cessata.
In tutti gli stati dove è passata la Primavera Araba e dove ha visto il passaggio di stagione, i governi sono cambiati e cosi anche il futuro della popolazione, forse in meglio, forse in peggio, ma questo ce lo dirà solo il tempo.
Diversi motivi hanno dato il via a queste primavere, tuttavia il denominatore comune di tutte è la gioventù (anche la CIA è un fattore comune, ma questa è un'altra storia). I giovani nord africani si sono riversati in piazza per manifestare la loro disapprovazione contro un governo che li affamava e che toglieva loro la possibilità di avere un futuro sereno. In Turchia la situazione è assai differente. Questo paese ai confini con l'Europa, e nell'ultimo secolo fortemente attratto culturalmente da essa, sta attraversando dall'inizio del nuovo millennio un grosso boom economico, solo nell'ultimo anno il Pil turco è cresciuto del 3,2%! I giovani turchi non stanno manifestando contro un governo che non si occupa del proprio popolo.
 Dal 2002 il governo della Turchia è presieduto dal primo ministro conservatore Recep Tayyin Erdogan. E' stata la prima volta che un partito turco si contrappone al potere militare che ha dato la laicità alla Turchia nel secolo passato (con tutti i suoi scheletri). Il partito di Erdogan è l'AKP, un partito di fede islamico. Nelle ultime elezioni il partito AKP ha ottenuto il 50 % dei voti e cosi ha potuto e può finalmente governare senza le alleanze imposte dalla politica in casi di voto “misto”. Adesso può proporre e fare le leggi che meglio rappresentano il sentimento del AKP e della visione che quest'ultimo ha della Turchia. Uno dei passi storici di Erdogan è stato cercare di abrogare la legge che vieta ai dipendenti pubblici di andare a lavoro con indumenti che siano anche simboli religiosi (legge successivamente bocciata dalla Corte Costituzionale). Inoltre ha imposto la ricetta medica per la pillola del giorno dopo, che precedentemente non era necessaria. Questo ha provocato una forte disapprovazione nella fetta di popolazione femminile. Erdogan ha inoltre limitato e in alcuni casi vietato durante le ore notturne la vendita degli alcolici nei locali a un raggio di cento metri dalle moschee e dalle scuole. Ultimamente il governo sta cercando di proporre delle leggi che limitino alcuni comportamenti considerati immorali: come baciarsi in pubblico o per le donne mostrare le gambe. La popolazione turca non ha vissuto questo limite alla propria libertà e alla propria laicità con entusiasmo ma forse la classica goccia che fa traboccare il vaso doveva ancora arrivare.
La gioventù turca non ha più tergiversato quando Erdogan e il suo governo hanno deciso di abbattere il parco di Gezi, a Istanbul, per costruire un centro commerciale e una moschea. Inaccettabile scambio per il polmone verde della giovane e ancora laica Istanbul. Questa occupazione simboleggiava il messaggio che il Gezi Park doveva rimanere della popolazione. I ragazzi e le ragazze di Istanbul organizzano infatti corsi di Yoga, concerti, pic-nic e tante altre attività culturali e di intrattenimento, oltre al fatto che si organizzano in gruppi per tenere pulito il parco dall'immondizia. Le forze dell'ordine hanno attuato fin dall'inizio una forte repressione contro i manifestanti che hanno cominciato a “occupare” il parco in segno di protesta.
In risposta a questa manifestazione totalmente pacifica alcuni poliziotti in borghese hanno incendiato macchine e rilasciato interviste dove dichiaravano che erano stati i ragazzi a fare vandalismo, leggittimando così lo “sgombro” anche grazie alla complicità dei programmi d'informazione nazionale. Fortunatamente i giovani si sono organizzati diversamente e grazie a twitter e altri social network hanno smentito queste callunie. E' scoppiata la protesta e hanno twittato tutto a tutto il mondo.
Alla popolazione turca questa cosa non è andata giù e sono cominciate le proteste vere contro il governo. La gente ha cominciato a scendere per le strade in molte città, i partiti di opposizione sia di destra che di sinistra hanno manifestato contro Erdogan e i suoi, incitando la popolazione a ribellarsi contro un partito che si occupa solo di una fetta di popolazione e che sta mano a mano limitando la libertà degli altri. In due giorni di manifestazione sono stati arrestati oltre 1700 persone, anche se la maggior parte già rilasciati; si è trattato comunque di un numero assai elevato. Il presidente Erdogan ha dichiarato pubblicamente che è stata tutta colpa di twitter e dei social network, che tra i manifestanti c'erano dei terroristi e che il progetto di costruzione della struttura sarà assolutamente portato a termine. Perchè tutta questa ostilità da parte del presidente? Quali interessi può avere?
Alcuni la chiamano sharia moderata, altri dicono che sia causata dalla nostalgia Ottomana che voleva la Turchia tra le grandi del mondo e che in seguito ha perso la sua importanza forse per la troppa laicità dell'ultimo secolo. Altri puntano l'attenzione sulla mania di cementificazione della Turchia: sembra che abbia distrutto tutto il verde sul quale le è stato possibile edificare. Ad esempio in Turkmenistan, la Turchia ha partecipato attivamente all'edificazione di strutture anche molto imponenti, uno degli ultimi esempi è la costruzione di una torre televisiva alta 211 metri nella capitale Ashgabat, costata ben 137 milioni di euro. La ditta turca resposabile del progetto è la Polimeks (resposabile di altri progetti sparsi per la nazione). La Turchia e la Francia hanno costruito e speculato su quasi tutti i grandi progetti edilizi della nazione che faceva parte dell' ex URSS, approfittando anche dell'infinita richezza prodotta dalle riserve di gas che possiede il Turkmenicstan.
Forse il parco di Gezi è finito in mezzo a un fuoco incrociato di interessi politici e economici da parte di grosse ditte private, forse adesso i giovani turchi stanno manifestando contro poteri che vanno ben oltre la semplice politica e ancora non lo sanno, ma continuano imperterriti la loro manifestazione pacifica per la difesa del parco, difendendosi allo stesso tempo da una violenta repressione da parte delle forze dell'ordine. Un altro fatto che può sembrare irrilevante, ma che se guardato da vicino rivela una grande realtà di quello che sta accadendo in Turchia, è l'improvvisa alleanza tra le tifoserie calcistiche della città di Istambul. Queste più che tifoserie sono simili a delle bande armate: sono sempre state in lotta tra loro, non le lotte che conosciamo noi in Italia, gli scontri tra tifoserie in Turchia sono vere e propire guerre tra bande che producono feriti e alcune vittime. Vedere queste persone mettere da parte un orgoglio cosi vivo nei loro cuori e cominciare a difendere la popolazione violentata da chi dovrebbe difenderli fa capire come i cittadini siano uniti in questa manifestaione contro il governo e i suoi metodi.
In Turchia è in atto una repressione da parte dello stato nei confronti dei suoi cittadini, questo accade non perchè si voglia tenere tutte le richezze per una piccola fetta di popolazione che potremmo definire élite e lasciare la restante a morire di fame, ma perchè probabilmente quella fetta di Paese che abbraccia una visione estrema di capitalismo, che deve assolutamente fare soldi a spese di una popolazione satura di vedere cementificare ogni piccolo punto verde, non si vuole fermare. Possiamo considerare anche l'interesse religioso da parte del AKP di islamicizzare la Turchia, una moschea in uno dei punti più alti di Istanbul sarebbe un bel fiore all'occhiello.
Non so cosa frulli nella testa di Erdogan e dei suoi collaboratori, quello che so è che tra la Primavera Araba e quella Turca c'è una sola cosa che le unisce: le unisce una gioventù che non si arrende, una gioventù che vuole che il suo futuro sia libero e senza vincoli religiosi, una gioventù che dice basta ai governi che prendono decisioni che non rispecchiano il volere dei propri cittadini. Una gioventù forte, a volte sfruttata da persone che non hanno nulla a che vedere con essa, ma che sanno che una forza come quella non si può fermare, la forza della gioventù può cambiare il corso della storia, bisogna solo sperare che la si indirizzi verso la strada giusta. Chissà se i nostri giovani amici turchi ci stiano mandando un tweet che ce la sta indicando.

Andrea Ferraioli



L'articolo è stato pubblicato sulla rivista mensile on line L'Undici.

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